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Storia della Crimea: le radici del conflitto tra Russia, Zelensky e le mosse di Trump

Storia della Crimea
Vatican News

La Crimea, situata nel Mar Nero, ha una storia complessa che riflette le dinamiche geopolitiche dell’Europa orientale. Nel corso dei secoli, la penisola è stata al centro di numerosi conflitti e cambiamenti di sovranità, diventando un punto focale nelle relazioni tra Russia, Ucraina e l’Occidente. La sua posizione strategica e la composizione etnica diversificata hanno contribuito a renderla una regione di particolare interesse per le potenze regionali e internazionali.​

Dalle antiche origini all’annessione russa

guerra di crimea
Wikimedia Commons

La storia della Crimea affonda le sue radici nell’antichità, con insediamenti greci lungo la costa meridionale e popolazioni scitiche e tauriche nell’entroterra. Successivamente, la regione fu influenzata dall’Impero Romano e, più tardi, dall’Impero Bizantino. La storia della Crimea continua nel Medioevo, quando la penisola divenne un crocevia di culture e potenze, con la presenza di Genovesi, Veneziani e, soprattutto, dei Tatari, che fondarono il Khanato di Crimea nel XV secolo. Questo khanato divenne un vassallo dell’Impero Ottomano, mantenendo una certa autonomia fino alla fine del XVIII secolo.​

Nel 1783, l’Impero Russo, sotto il regno di Caterina la Grande, annetté la Crimea, segnando l’inizio di un lungo periodo di dominazione russa. Durante il XIX secolo, la regione fu teatro della Guerra di Crimea (1853-1856). Il conflitto vide contrapporsi Russia, Impero Ottomano, Francia e Regno Unito. La guerra evidenziò l’importanza strategica della penisola e portò a significativi cambiamenti geopolitici nella regione.​

Nel corso del XX secolo, la Crimea subì ulteriori trasformazioni. Dopo la Rivoluzione Russa del 1917, la penisola divenne parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu occupata dalle forze tedesche e, al termine del conflitto, l’intera popolazione tatara fu deportata da Stalin con l’accusa di collaborazionismo. Nel 1954, la Crimea fu trasferita dalla Russia all’Ucraina, allora entrambe repubbliche sovietiche, come gesto simbolico per celebrare il 300° anniversario dell’unione tra Russia e Ucraina.​

La storia della Crimea nell’era post-sovietica

Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, la Crimea divenne parte dell’Ucraina indipendente, mantenendo uno status di repubblica autonoma. Tuttavia, la presenza di una significativa popolazione russofona e la base navale russa a Sebastopoli alimentarono tensioni tra Kiev e Mosca. Negli anni successivi, si susseguirono periodi di instabilità politica e richieste di maggiore autonomia da parte delle autorità locali.​

Nel 2014, a seguito della rivoluzione ucraina e della destituzione del presidente Viktor Yanukovych, la Russia intervenne militarmente in Crimea. Dopo un controverso referendum, non riconosciuto dalla comunità internazionale, la Russia annetté la penisola. Questo atto fu ampiamente condannato e portò all’imposizione di sanzioni economiche da parte dell’Occidente. Da allora, la Crimea è de facto sotto controllo russo, mentre l’Ucraina e la maggior parte dei paesi continuano a considerarla parte integrante del territorio ucraino.​

La situazione ha avuto ripercussioni significative sulla popolazione locale, in particolare per i Tatari di Crimea, molti dei quali hanno denunciato repressioni e violazioni dei diritti umani. La militarizzazione della regione e la costruzione del ponte sullo stretto di Kerč’, che collega la Crimea alla Russia continentale, hanno ulteriormente consolidato la presenza russa nella penisola.​

La Crimea nel contesto del conflitto russo-ucraino

guerra russo-ucraina
Foto Web

La questione della Crimea è rimasta centrale nel conflitto tra Russia e Ucraina. Nel 2022, l’invasione russa dell’Ucraina ha ulteriormente complicato la situazione, con la Crimea utilizzata come base per operazioni militari. Le autorità ucraine hanno ribadito la loro intenzione di recuperare il controllo della penisola, mentre la Russia ha rafforzato la sua presenza militare nella regione.​

Negli anni successivi, la Crimea è stata oggetto di attacchi e sabotaggi, alcuni dei quali attribuiti a forze ucraine. La popolazione locale ha vissuto in un clima di crescente tensione, con restrizioni alla libertà di espressione e un aumento della presenza delle forze di sicurezza. La comunità internazionale ha continuato a monitorare la situazione, esprimendo preoccupazione per le violazioni dei diritti umani e la destabilizzazione della regione.​

Le trattative di pace tra Russia e Ucraina hanno spesso incontrato ostacoli, con la questione della Crimea come uno dei principali punti di disaccordo. Mentre la Russia considera la penisola parte integrante del suo territorio, l’Ucraina e la maggior parte della comunità internazionale ne contestano l’annessione. Questo stallo ha reso difficile qualsiasi progresso significativo verso una risoluzione del conflitto.​

Zelensky, Putin e Trump

Zelensky, Putin e Trump
CNN

Nel 2025, la situazione in Crimea rimane tesa. Il 25 aprile 2025, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che la Crimea “resterà alla Russia“, suggerendo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sia pronto ad accettare questa situazione nell’ambito di un accordo di pace. Zelensky ha prontamente smentito tali affermazioni, ribadendo che la Costituzione ucraina stabilisce che tutti i territori temporaneamente occupati, inclusa la Crimea, appartengono al popolo ucraino. Ha inoltre annunciato l’imminente arrivo di “novità importanti” riguardanti la situazione.

Le proposte di pace avanzate dagli Stati Uniti, che includono il riconoscimento della Crimea come territorio russo, sono state accolte con scetticismo da parte dell’Ucraina e di diversi alleati europei. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha criticato tali proposte, affermando che non dovrebbero essere fatte concessioni significative alla Russia senza adeguate garanzie per l’Ucraina.​ Nel frattempo, la Russia continua le sue operazioni militari in Ucraina, complicando ulteriormente gli sforzi diplomatici.