I giardini da sempre rappresentano una sorprendente sintesi tra arte, natura e cultura. Sono luoghi di bellezza paesaggistica sì, ma anche spazi dove poter trovare un suggestivo intreccio tra storia, arte e ingegnosità progettuale. Ogni anno, il New York Times seleziona i 25 giardini più belli del mondo attraverso il giudizio di sei esperti internazionali di orticoltura e paesaggistica. Tra questi, ben cinque si trovano in Italia. Questo dimostra il primato dell’Italia nell’arte del paesaggio. Ma accanto ai nostri straordinari parchi e giardini ci sono realtà botaniche straordinarie sparse in ogni angolo del pianeta, dove la natura e la creatività umana si fondono in modo memorabile. Ecco allora quali sono i giardini più belli del mondo da visitare almeno un volta nella vita.
Il Giardino di Ninfa, un sogno romantico e decadente tra le rovine
A Cisterna di Latina, ai piedi dei Monti Lepini, sorge il Giardino di Ninfa, forse il più romantico tra i giardini italiani citati dal New York Times. Questo luogo nasce sulle rovine di un antico borgo medievale, abbandonato secoli fa a causa di saccheggi e della diffusione della malaria. All’inizio del Novecento la famiglia Caetani decise di ridargli vita trasformandolo in un giardino all’inglese. Gelasio Caetani, affiancato dalla madre e in seguito da altri eredi, seppe immaginare un paesaggio unico, in cui le acque del fiume e la particolare umidità della zona consentirono di acclimatare specie botaniche provenienti da tutto il mondo.
Passeggiare a Ninfa significa lasciarsi avvolgere da un’atmosfera sospesa tra natura e storia: magnolie e ciliegi giapponesi convivono accanto a rose antiche e betulle, mentre tra i ruderi di chiese e torri si intrecciano salici piangenti e iris colorati. I resti del borgo emergono come fantasmi in mezzo al verde, integrandosi perfettamente al paesaggio come a ricordare che qui la natura non ha cancellato le tracce dell’uomo. Non è un caso che venga definito da molti “il giardino più bello e romantico del mondo”, capace di suggestionare artisti e viaggiatori di ogni epoca.
Villa Gamberaia, l’armonia geometrica sulle colline di Firenze

Spostandosi in Toscana, sulle colline di Settignano, troviamo Villa Gamberaia, un giardino che incarna alla perfezione l’eleganza del paesaggio rinascimentale. Realizzato all’inizio del Seicento dalla famiglia Lapi, questo spazio è un esempio raffinato di come l’arte del giardino possa esprimersi in scala ridotta, senza rinunciare alla monumentalità e alla precisione geometrica. La scrittrice Edith Wharton lo descrisse come “l’esempio più perfetto di effetto su piccola scala”, sottolineando la sua capacità di racchiudere in pochi ambienti verdi la quintessenza del gusto toscano.
Le siepi modellate, i viali prospettici, le limonaie e i terrazzamenti si alternano a scorci che si aprono su Firenze e sulla campagna circostante. Ogni elemento è calibrato, pensato per dialogare con lo spazio e con la luce. Camminando tra gli ambienti vegetali si percepisce una quiete armoniosa. Il giardino non stupisce in sé con effetti grandiosi, ma seduce con la grazia delle proporzioni e con la misura delle forme.
Villa d’Este, il trionfo delle acque a Tivoli

Se Villa Gamberaia incanta per la sua delicatezza, Villa d’Este a Tivoli stupisce per la sua magnificenza. Commissionata nel XVI secolo dal cardinale Ippolito II d’Este, la villa fu concepita come un simbolo di potere e di cultura rinascimentale. La vera protagonista di questo capolavoro non è soltanto la varietà botanica, ma l’acqua, che qui diventa elemento scenografico, musicale e quasi teatrale.
Le fontane di Villa d’Este sono celebri in tutto il mondo: più di cinquanta giochi d’acqua tra cascate, vasche e getti zampillanti, alimentati da un ingegnoso sistema idraulico che funziona ancora oggi senza l’uso di pompe, sfruttando la sola pressione naturale. Camminando tra i terrazzamenti ci si imbatte nella Fontana dell’Ovato, nella monumentale Fontana di Nettuno e in quella dei Draghi, accompagnati dal fragore delle cascate che diventano un sottofondo musicale. Dichiarata patrimonio UNESCO, Villa d’Este rimane una delle massime espressioni dell’arte rinascimentale italiana, un luogo in cui la natura si trasforma in spettacolo.
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Il Sacro Bosco di Bomarzo, tra mito e meraviglia

Diverso per concezione e atmosfera è il Sacro Bosco di Bomarzo, conosciuto anche come Parco dei Mostri. Questo giardino unico al mondo fu voluto da Pier Francesco Orsini, detto Vicino, nella seconda metà del Cinquecento, come omaggio alla moglie Giulia Farnese. Qui la natura si intreccia con il mistero, dando vita a un percorso che mescola sculture colossali e visioni surreali.
Il visitatore si trova improvvisamente davanti a figure mitologiche, mostri di pietra, elefanti in battaglia e draghi, fino ad arrivare all’Orco con la bocca spalancata che invita a entrare. Le dimensioni e le forme volutamente esagerate creano un senso di spaesamento, come se ci si muovesse in un sogno inquietante. Nel corso dei secoli il giardino fu abbandonato, ma nel Novecento venne recuperato, tornando a essere un luogo di attrazione e di ispirazione per artisti e studiosi. Ancora oggi, passeggiare tra i suoi viali significa compiere un viaggio nell’immaginario rinascimentale, dove la fantasia si traduce in pietra.
Villa Silvio Pellico, l’eleganza discreta di un giardino piemontese
A Moncalieri, in Piemonte, si trova Villa Silvio Pellico, nata nel Settecento come residenza dei marchesi di Barolo. Dopo varie vicende, nel 1948 la proprietà passò a Umberta Nasi Ajmone-Marsan che affidò un nuovo progetto del giardino al celebre paesaggista inglese Russell Page. Il risultato fu un capolavoro di equilibrio e misura, una raffinata oasi di verde in cui ogni dettaglio è pensato per esaltare l’armonia complessiva.
Al centro si apre una vasca rettangolare circondata da prati e aiuole, dove sbocciano ninfee e fiori di loto. I sentieri sono delimitati da siepi e tassi, mentre antichi cedri fanno da cornice al paesaggio. L’impressione generale è quella di un giardino raccolto, ordinato e al tempo stesso vivo, in cui la semplicità diventa eleganza. Non sorprende che lo stesso Page abbia voluto riproporre soluzioni simili in progetti internazionali, come quello per la Frick Collection di New York.
I giardini del mondo, dalla tradizione all’innovazione

Accanto a queste meraviglie italiane, la selezione del New York Times ha incluso giardini di venti diversi paesi, ciascuno espressione di un approccio originale alla relazione tra natura e paesaggio. In Inghilterra spicca Sissinghurst Castle Garden, uno dei simboli della tradizione paesaggistica inglese, celebre per le sue stanze fiorite e per il cosiddetto “White Garden”, che incanta con la sua monocromia raffinata.
Negli Stati Uniti, invece, è la modernità della High Line di New York a colpire: un parco lineare sorto su una ferrovia sopraelevata dismessa, oggi trasformato in un polmone verde urbano e in un modello di riqualificazione ambientale. In Giappone, il Tempio Saiho-ji di Kyoto, noto come il “Tempio del Muschio”, offre al visitatore un’esperienza meditativa, in cui il verde soffice e umido del muschio avvolge ogni pietra e ogni tronco, creando un’atmosfera quasi irreale.
In Sudafrica il Kirstenbosch National Botanical Garden rappresenta uno dei più importanti giardini botanici al mondo, interamente dedicato alla flora endemica del Paese e collocato in uno scenario spettacolare ai piedi della Table Mountain. Nei Paesi Bassi, invece, Keukenhof attira visitatori da tutto il mondo grazie alle sue distese di tulipani che, ogni primavera, trasformano il paesaggio in un mosaico di colori.
Non mancano infine luoghi iconici come i giardini di Versailles in Francia, il Generalife dell’Alhambra a Granada, i Butchart Gardens in Canada, il Majorelle di Marrakech e il Singapore Botanic Gardens. Sono tutti accomunati dall’essere più che semplici giardini: veri e propri patrimoni culturali che raccontano la storia e l’identità dei popoli che li hanno creati.





