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Perché ci laviamo le mani? Storia e significato della Giornata Mondiale dell’Igiene

Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani
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Il 5 maggio di ogni anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove la Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani. Si tratta di una ricorrenza istituita per sensibilizzare il pubblico sull’importanza dell’igiene delle mani nella prevenzione delle infezioni. L’edizione del 2025 porta lo slogan “Guanti, a volte. Igiene delle mani, sempre”, richiamando l’attenzione sulla necessità di adottare pratiche igieniche consapevoli in ogni ambito della vita quotidiana. Perché ci laviamo le mani? Storia e significato della Giornata Mondiale dell’Igiene delle mani.

Perché ci laviamo le mani? Storia e significato della Giornata Mondiale dell’Igiene delle mani

Ma il significato di questo gesto va oltre la dimensione sanitaria immediata. L’igiene delle mani ha alle spalle una lunga storia, fatta di scoperte scientifiche, pregiudizi culturali, rivoluzioni sanitarie e trasformazioni sociali. Comprendere come siamo arrivati all’attuale consapevolezza sull’igiene è essenziale per apprezzarne il valore e difenderne i benefici.

Antichità e igiene: tra riti e intuizioni

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Le prime testimonianze di pratiche igieniche risalgono alle civiltà dell’antichità. Gli Egizi, i Greci e i Romani attribuivano grande importanza alla pulizia del corpo, sebbene la motivazione fosse spesso più simbolica o religiosa che scientifica. Nella Roma imperiale, i bagni pubblici erano luoghi di socialità, ma anche strumenti di igiene quotidiana diffusa.

Nel mondo islamico medievale, l’abluzione rituale (wudu) prima della preghiera quotidiana indicava una precoce consapevolezza dell’importanza della pulizia delle mani e del viso. Tuttavia, il nesso tra igiene e prevenzione delle malattie era ancora ignoto. L’idea che le malattie potessero essere causate da “miasmi” o da squilibri dei fluidi corporei dominava il pensiero medico fino al XVIII secolo.

La rivoluzione scientifica: lenti e microscopi contro i pregiudizi

Ignaz Semmelweis
Ignaz Semmelweis

La vera svolta nella storia dell’igiene avviene tra il XVII e il XIX secolo, quando la scienza comincia a decifrare le cause reali delle malattie. Il microscopio, perfezionato da Antonie van Leeuwenhoek nel XVII secolo, permise per la prima volta di osservare i “piccoli animali” presenti nell’acqua e sulle superfici, aprendo la strada alla teoria microbica delle malattie.

Tuttavia, ci vollero ancora due secoli per affermare questa nuova visione. Uno dei pionieri dell’igiene delle mani fu Ignaz Semmelweis, medico ungherese attivo a Vienna nella metà dell’Ottocento. Osservando l’altissimo tasso di mortalità per febbre puerperale nei reparti ostetrici, Semmelweis intuì che le mani dei medici – che passavano da un’autopsia a un parto senza lavarsi – fossero il veicolo del contagio. Introdusse quindi il lavaggio obbligatorio delle mani con una soluzione a base di cloruro di calcio, riducendo drasticamente le morti.

Semmelweis venne inizialmente deriso e osteggiato dai suoi colleghi. Solo dopo la morte prematura dello stesso Semmelweis, le sue intuizioni trovarono conferma e diffusione, grazie alle scoperte di Louis Pasteur e Joseph Lister, che gettarono le basi della microbiologia e dell’antisepsi chirurgica.

Il XX secolo: igiene pubblica e prevenzione di massa

Perché ci laviamo le mani?
Influenza spagnola del 1918

Nel XX secolo, con l’espansione dell’igiene urbana, l’acqua potabile e la nascita dei servizi sanitari pubblici, il lavaggio delle mani diventò una norma sociale e sanitaria diffusa nei Paesi industrializzati. Durante le grandi pandemie del secolo, in particolare l’influenza spagnola del 1918, le autorità sanitarie iniziarono a promuovere l’igiene personale come strumento di prevenzione.

Fu però nel secondo Dopoguerra, con la diffusione dell’educazione di massa, che le campagne per l’igiene delle mani si strutturarono in modo più sistematico. Le scuole iniziarono a insegnare ai bambini quando e come lavarsi le mani e i media contribuirono alla diffusione di messaggi sanitari rivolti a tutta la popolazione.

L’era contemporanea: nuove sfide, vecchie soluzioni

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Nel XXI secolo, l’importanza dell’igiene delle mani è stata drammaticamente riaffermata dalla pandemia di COVID-19. L’OMS e i ministeri della salute di tutto il mondo hanno indicato il lavaggio delle mani come una delle misure più efficaci per rallentare la diffusione del virus SARS-CoV-2. L’abitudine al gel disinfettante e le campagne educative in TV e sui social media hanno riportato l’igiene quotidiana al centro della vita pubblica.

Ma il COVID-19 ha anche mostrato le disuguaglianze esistenti. Ancora oggi, oltre 2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a strutture per il lavaggio delle mani con acqua e sapone. In molte regioni dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, la mancanza di igiene di base continua ad alimentare epidemie di colera, tifo, diarrea e malattie respiratorie.

Giornata mondiale dell’igiene delle mani

In tutto ciò, anche il linguaggio della comunicazione sanitaria si è evoluto. Dalle campagne paternalistiche degli anni ’50 si è passati a messaggi più partecipativi, mirati a costruire consapevolezza e abitudini durature. In questo rientra la Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani. La sua istituzione risale al 2009 e rientra nel programma OMS “Save Lives: Clean Your Hands”. L’iniziativa nasce dalla necessità di contrastare le infezioni correlate all’assistenza sanitaria, una delle principali cause di morbilità e mortalità nei sistemi sanitari di tutto il mondo.

L’obiettivo principale della Giornata mondiale dell’igiene delle mani è quello di promuovere una cultura dell’igiene, in particolare nei luoghi dove si forniscono cure mediche, ma anche tra la popolazione generale, a partire dai bambini in ambito scolastico fino agli ambienti lavorativi. Un’azione rapida, come lavarsi le mani correttamente, può prevenire infezioni gravi, ridurre l’uso di antibiotici e salvare vite umane.