Il famoso quadro che rappresenta i lavoratori e che è divenuto simbolo del 1 Maggio e della Festa dei Lavoratori è “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Quest’opera, realizzata tra il 1898 e il 1901, è diventata un simbolo universale delle lotte operaie e della dignità del lavoro. Attraverso una rappresentazione imponente e realistica di una marcia di lavoratori, il dipinto trasmette un messaggio di solidarietà e di progresso sociale.
Qual è il quadro che rappresenta i lavoratori, simbolo del 1 Maggio?

Giuseppe Pellizza da Volpedo, artista piemontese vissuto tra il 1868 e il 1907, concepì “Il Quarto Stato” come culmine di un percorso artistico e ideologico iniziato negli anni precedenti. L’opera è il risultato di una lunga riflessione sulla condizione dei lavoratori e sulle trasformazioni sociali dell’epoca. Pellizza realizzò diverse versioni preliminari, tra cui “Ambasciatori della fame” (1891–1895) e “Fiumana” (1895–1898), prima di giungere alla composizione definitiva. Il dipinto rappresenta una folla di uomini e donne che avanzano con determinazione, guidati da tre figure in primo piano, simboleggiando l’ascesa del proletariato e la sua consapevolezza dei propri diritti.
L’artista adottò la tecnica del divisionismo, di cui era esponente di spicco, per conferire luminosità e profondità all’opera. La scelta di questa tecnica rifletteva l’intento di Pellizza di unire rigore scientifico e impegno sociale. La realizzazione del dipinto terminò nel 1901 e inizialmente non ricevette l’attenzione sperata. Tuttavia, nel tempo, “Il Quarto Stato” acquisì notorietà, diventando simbolo del movimento operaio e della lotta per i diritti dei lavoratori.

L’esposizione dell’opera avvenne per la prima volta alla Quadriennale di Torino nel 1902, ma non ottenne riconoscimenti ufficiali. Nonostante ciò, il dipinto trovò ampia diffusione attraverso la stampa socialista, che ne fece un simbolo delle rivendicazioni operaie. Nel 1920, “Il Quarto Stato” fu acquistato dal Comune di Milano e collocato nella Galleria d’Arte Moderna. Successivamente, fu trasferito al Museo del Novecento, per poi tornare alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, dove si trova tuttora, rappresentando una delle opere più significative della collezione.
“Il quarto stato” significato
“Il Quarto Stato” rappresenta la marcia pacifica di lavoratori che avanzano con determinazione verso un futuro di emancipazione sociale. Il titolo stesso si riferisce alla nuova classe emergente nella società moderna. Dopo il clero, la nobiltà e la borghesia, il proletariato — il “quarto stato” — rivendica il proprio ruolo e i propri diritti. Pellizza da Volpedo intendeva raffigurare non una scena di conflitto violento, ma un momento di consapevolezza collettiva, di dignità e di forza morale, sottolineando la capacità dei lavoratori di farsi portatori di cambiamento attraverso la solidarietà. La scelta di rappresentare uomini, donne e bambini insieme sottolinea il carattere universale della lotta sociale, in un’ottica di inclusione che anticipava le future rivendicazioni dei diritti civili e sindacali.
Pertanto, il quadro è stato interpretato come un manifesto della dignità del lavoro e della solidarietà tra i lavoratori e simbolo della festa del Primo Maggio. La composizione, con la folla che avanza compatta verso l’osservatore, trasmette un senso di determinazione e coesione. Le figure rappresentate non sono idealizzate, ma mostrano volti segnati dalla fatica e dalla consapevolezza del proprio ruolo nella società. Il dipinto riflette le tensioni sociali dell’epoca e l’emergere di una nuova coscienza di classe tra i lavoratori.
Le caratteristiche del dipinto
Realizzato tra il 1898 e il 1901, “Il Quarto Stato” è un imponente olio su tela di grandi dimensioni (293 x 545 cm). Pellizza da Volpedo utilizzò la tecnica divisionista, caratterizzata dalla scomposizione dei colori in piccoli tocchi di tinte pure, che, osservate da lontano, si fondono nell’occhio dello spettatore producendo effetti di luminosità. La composizione è dominata da una linea orizzontale molto marcata, con il gruppo di lavoratori che avanza frontalmente, quasi a invadere lo spazio dello spettatore.
In primo piano, tre figure principali guidano il corteo: un uomo, una donna con un bambino e un altro uomo, simboli della famiglia operaia e della forza del lavoro. Il fondo della scena è privo di riferimenti urbani o industriali, evidenziando così l’universalità del messaggio e l’importanza dell’individuo. La scelta cromatica dei toni terrosi e naturali contribuisce a sottolineare il radicamento dei lavoratori nella terra e nella realtà concreta della vita quotidiana.