Paola Lombroso Carrara: la pioniera dimenticata che ha rivoluzionato l’infanzia in Italia

Paola Lombroso Carrara

Quello di Paola Lombroso Carrara non è un nome oggi molto ricordato, eppure la sua figura ha segnato una tappa fondamentale nella storia culturale e pedagogica italiana. Figlia del famoso criminologo e antropologo Cesare Lombroso, crebbe in un ambiente colto e politicamente impegnato, che le trasmise l’amore per lo studio e l’impegno civile. Fu giornalista, scrittrice e soprattutto educatrice. A lei si devono iniziative che hanno cambiato il modo di concepire i bambini come soggetti culturali, degni di attenzione e rispetto. La nascita del Corriere dei Piccoli, le rubriche da lei curate come “Zia Mariù”, i progetti di diffusione delle bibliotechine rurali e l’instancabile lavoro per avvicinare i più piccoli alla lettura sono solo alcuni dei tasselli che compongono una biografia intensa, spesso trascurata dalla storiografia ufficiale.

L’infanzia e la formazione di una donna fuori dagli schemi

famiglia Lombroso
La famiglia Lombroso

Paola Lombroso nasce a Pavia il 5 marzo 1871. È la primogenita di cinque figli di Cesare Lombroso e Nina De Benedetti, coppia appartenente alla borghesia ebraica colta del tempo. L’infanzia trascorre tra Torino e le altre città universitarie in cui il padre insegnava. La famiglia è impregnata di cultura scientifica e progressista, ma anche di rigore. L’influenza del celebre padre segnò profondamente la giovane Paola, che sviluppò curiosità e spirito critico.

Il percorso scolastico della ragazza non fu lineare. Frequentò il liceo classico ma senza riuscire a conseguire il diploma, a causa di interruzioni e difficoltà personali. Ciò non le impedì di accedere a un’educazione ricca, grazie ai libri di casa, alle frequentazioni intellettuali e a una naturale propensione per la scrittura. Giovanissima, iniziò a collaborare con l’Archivio di psichiatria, rivista diretta dal padre che determinò la nascita dell’antropologia criminale. Questo primo contatto con il mondo editoriale le permise di affinare lo stile e di entrare nei circuiti culturali più vivaci dell’epoca.

Determinante fu l’incontro con Anna Kuliscioff, medico e attivista socialista, che divenne per Paola un modello di impegno civile e femminile. Grazie a lei, Paola sviluppò sensibilità sociale e si avvicinò alle tematiche educative come strumento di emancipazione. Nonostante l’assenza di titoli accademici, si costruì un percorso autonomo che univa scrittura, pedagogia e militanza.

Prime esperienze educative e l’impegno sociale

Paola Lombroso
Wikimedia Commons

Negli anni Novanta dell’Ottocento, Paola mise in pratica le idee maturate negli ambienti progressisti. Nel 1896, insieme alla sorella, fondò a Torino l’iniziativa Scuola e famiglia, pensata per supportare i bambini delle elementari meno abbienti e combattere l’analfabetismo. L’esperimento fu incoraggiato anche da suggerimenti di Anna Kuliscioff e accolto favorevolmente anche dall’amministrazione comunale, che ne comprese il forte valore sociale.

La pedagogia che Paola incarnava si distaccava dalle teorie deterministiche che suo padre aveva diffuso. Se Cesare Lombroso aveva teorizzato una visione della criminalità e della devianza legata a tratti biologici, Paola scelse invece di credere nella forza trasformativa dell’educazione. Per lei, l’infanzia non era un destino già segnato, ma un terreno fertile su cui agire con libri, giochi e affetto.

Parallelamente, Paola si fece conoscere come giornalista, scrivendo su quotidiani e riviste legate al movimento socialista. La scrittura diventava un mezzo per diffondere idee di riforma e progetti educativi. La giovane donna mostrava già allora la capacità di parlare a un pubblico ampio, utilizzando un linguaggio accessibile ma mai banale. Questo talento sarebbe diventato la chiave dei suoi successi futuri.

La vita privata di Paola Lombroso Carrara

Paola Lombroso nel 1898 sposò Mario Carrara, medico e professore di antropologia criminale, che era stato allievo prediletto di suo padre Cesare. Il matrimonio la legò ulteriormente agli ambienti scientifici e universitari torinesi, pur senza ridurre il suo impegno personale nel giornalismo e nell’educazione.

Dal loro legame nacquero tre figli, tra cui Bianca, che divenne in seguito una nota scrittrice. La vita coniugale fu segnata anche dalle difficoltà politiche. Mario Carrara, convinto antifascista, venne sospeso dall’università durante il regime e morì nel 1937 in carcere a Torino, dove era stato rinchiuso per la sua opposizione al fascismo.

Il progetto del Corriere dei Piccoli

Corriere dei Piccoli
Il primo numero del Corriere dei Piccoli

L’inizio del Novecento segnò la svolta decisiva. Paola concepì l’idea di un periodico per bambini che unisse illustrazioni, racconti e giochi, ispirandosi a testate straniere già attive in Francia e negli Stati Uniti. Propose il progetto al Corriere della Sera, che decise di realizzarlo grazie alla mediazione del direttore Luigi Albertini. Nacque così, nel 1908, il Corriere dei Piccoli, destinato a diventare una pietra miliare dell’editoria per l’infanzia in Italia.

Nonostante l’idea fosse sua, a Paola non fu affidata la direzione. Le fu assegnata invece una collaborazione minore, firmata con lo pseudonimo “Zia Mariù”. Attraverso questa rubrica dialogava con i piccoli lettori, rispondendo alle lettere, incoraggiando comportamenti positivi e creando un legame affettivo tra giornale e bambini. Questa formula innovativa rese il giornale un successo immediato.

Il contributo di Paola non si limitava alle rubriche. Il suo sguardo pedagogico influenzò la struttura stessa del giornale, che privilegiava un tono familiare ed educativo, evitando modelli troppo cattedratici. Il Corriere dei Piccoli divenne così uno strumento non solo di intrattenimento ma anche di crescita culturale per generazioni di giovani lettori. Tuttavia, il suo ruolo restò nell’ombra, un destino comune a molte donne dell’epoca che pure avevano apportato idee decisive.

Le bibliotechine rurali: portare i libri nelle campagne

bibliotechine rurali
Le bibliotechine rurali

Delusa dalla limitata collaborazione ottenuta nel Corriere dei Piccoli, con cui il rapporto finì nel 1912, Paola riversò le sue energie in un’altra grande iniziativa: le Bibliotechine rurali. Lanciato nel 1909, il progetto aveva lo scopo di diffondere la lettura nei villaggi più poveri e isolati. L’idea era semplice e rivoluzionaria. Raccogliere fondi attraverso cartoline illustrate e donazioni per creare piccole biblioteche scolastiche nelle campagne.

Il coinvolgimento dei bambini lettori del giornale fu immediato. Migliaia di cartoline, ideate anche da celebri illustratori, circolarono in tutta Italia, trasformando il progetto in una vera e propria rete di solidarietà. Le scuole rurali iniziarono a ricevere libri, favorendo così l’alfabetizzazione e l’accesso alla cultura di ragazzi che altrimenti ne sarebbero rimasti esclusi.

Paola Lombroso non abbandonò l’iniziativa nemmeno dopo l’interruzione della collaborazione con il giornale nel 1912. Pubblicò un bollettino autonomo dedicato alle bibliotechine, che diresse fino al 1934. Dopo la guerra, con il sostegno di figure come Ada Gobetti, riprese il progetto, continuando a portare libri e conoscenza anche nelle zone più marginali del Paese. Per lei, quello fu “l’esperienza che mi ha infiorato la vita”, a testimonianza di quanto questa missione fosse centrale nella sua esistenza.

Eredità e memoria di una vera pioniera

La carriera di Paola Lombroso Carrara si concluse con la sua morte nel 1954, ma l’impronta che lasciò resta evidente. La sua eredità consiste soprattutto nell’idea che l’infanzia dovesse essere messa al centro della vita culturale e civile. Fu una pioniera che seppe unire impegno sociale, sensibilità pedagogica e innovazione editoriale in un contesto in cui le donne avevano pochi spazi di visibilità.

Il suo nome rimase a lungo in secondo piano, oscurato da quello del padre e dall’anonimato imposto al suo ruolo nel Corriere dei Piccoli. Eppure, attraverso i suoi progetti, contribuì a costruire una nuova percezione del bambino, non più semplice destinatario passivo di contenuti, ma soggetto attivo, capace di interagire e crescere attraverso la lettura e il dialogo.

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