Figura inquietante del tardo Medioevo, Gilles de Rais (ca. 1405 – 1440) incarna il paradosso del nobile cavaliere e al tempo stesso dell’assassino di bambini. Celebre per aver combattuto eroicamente al fianco di Giovanna d’Arco, fu successivamente travolto da uno scandalo giudiziario che lo consegnò alla storia come uno dei più feroci criminali seriali dell’Europa medievale. Le morti a lui attribuite – tra le 80 e le 200, forse oltre – gettano un’ombra cupa su un’epoca già segnata da guerre, carestie e crisi spirituali.
Gilles de Rais: nobile guerriero divenuto carnefice di innocenti
Gilles de Montmorency-Laval, noto come Gilles de Rais, nacque intorno al 1405 nel castello di Champtocé-sur-Loire. Appartenente a una delle più potenti famiglie nobiliari francesi, i Montmorency-Laval, divenne orfano in giovane età e fu allevato dal nonno materno, Jean de Craon. La sua carriera militare fu brillante. Partecipò alla Guerra dei Cent’Anni al fianco di Giovanna d’Arco e fu nominato Maresciallo di Francia nel 1429. Tuttavia, dopo il ritiro dalla vita militare, la sua esistenza prese una piega oscura, culminando in accuse di omicidi efferati e pratiche occulte.
La vita di Gilles de Rais
Gilles de Rais, rimasto orfano in giovane età, ereditò una vastissima fortuna e un nome che apriva le porte delle corti e dei campi di battaglia. Nel corso della sua giovinezza, Gilles de Rais fu al centro di numerosi progetti matrimoniali, volti tanto a consolidare alleanze politiche quanto a rafforzare il suo prestigio nobiliare.
Un matrimonio scandaloso
Alla fine, Gilles sposò Catherine de Thouars, sua cugina di quarto grado, figlia di Miles II de Thouars e Béatrice de Montjean. L’unione fu inizialmente viziata da due gravi impedimenti: la consanguineità tra i due sposi e le tensioni familiari tra le casate dei Craon e dei Thouars. Nonostante ciò, Gilles agì unilateralmente. Rapì Catherine e la sposò senza autorizzazione canonica, in una cappella privata al di fuori della parrocchia.
Un contratto matrimoniale fu redatto il 30 novembre 1420, ma la Chiesa dichiarò l’unione incestuosa e invalida, in assenza di dispensa papale. Dopo la morte del padre di Catherine, le relazioni tra le due famiglie migliorarono, consentendo di regolarizzare il legame. L’unione conferì a Gilles un’importante legittimazione territoriale nel Basso Poitou, rafforzando la sua posizione nobiliare nella regione. Dal matrimonio nacque una sola figlia, Marie de Rais (ca. 1433–1457).
L’ascesa di un giovane nobile nella Francia in fiamme
Nel 1420, la fragile pace in Bretagna venne scossa da una clamorosa congiura che innescò una guerra civile regionale. Nel frattempo, la Francia era lacerata dalla guerra tra Armagnacchi e Borgognoni, mentre la guerra dei Cent’Anni proseguiva con disfatte devastanti. Jean de Craon e Gilles de Rais potrebbero aver partecipato a battaglie, anche se le fonti non lo confermano con certezza.
Tra il 1427 e il 1428, Gilles condusse azioni di guerriglia, partecipando alla conquista di diverse fortezze inglesi, distinguendosi per la crudeltà verso i francesi al servizio degli inglesi, spesso impiccati come “traditori”. Nel 1429, Gilles si alleò con il potente Georges de La Trémoille, gran ciambellano del re. Il 23 febbraio, firmò un patto di fedeltà assoluta, giurando di servire La Trémoille “fino alla morte”, senza riserve.
Sebbene quest’alleanza abbia gettato un’ombra sulla sua immagine, poiché La Trémoille è spesso considerato un oppositore di Giovanna d’Arco, storici come Jacques Heers e Matei Cazacu hanno sottolineato che Gilles era più un capitano d’arme che un attore politico primario.
I primi contatti con Giovanna d’Arco

Nel marzo 1429, Giovanna d’Arco incontrò Carlo VII a Chinon. Gilles de Rais era probabilmente presente e cominciò da lì la sua ascesa alla ribalta nazionale. Un mese dopo, in aprile, scrisse al duca di Bretagna Jean V, incitandolo a unirsi all’esercito reale per liberare Orléans dall’assedio inglese. Questo episodio è la prima prova scritta del suo coinvolgimento attivo nella missione di Giovanna.
Nello stesso anno, Gilles entrò formalmente nel Consiglio reale, pur partecipando alle sedute solo in modo intermittente. Fu anche nominato ciambellano del re, carica di prestigio che segnò la vetta della sua carriera di cortigiano.
Apogeo militare e la caduta politica di Gilles de Rais
Nel 1429, dopo l’approvazione da parte della Chiesa, Giovanna d’Arco ottenne l’incarico di accompagnare l’esercito reale nel tentativo di liberare Orléans dall’assedio inglese. Il 25 aprile, la Pucelle raggiunse Blois, dove trovò un convoglio militare pronto, sotto la guida del barone Gilles de Rais. Dopo un primo trasferimento della giovane guida a Orléans, Gilles de Rais tornò con rinforzi e contribuì attivamente alla presa della bastiglia di Saint-Loup il 6 maggio, episodio chiave per la rottura dell’assedio. Al termine della vittoriosa campagna, fu tra coloro che accompagnarono Giovanna d’Arco a rendere conto della liberazione al re Carlo VII, che accettò infine di farsi incoronare a Reims.
A Reims, il 17 luglio 1429, Gilles fu uno dei quattro nobili incaricati di trasportare la Santa Ampolla per il rito di incoronazione di Carlo VII. In segno di gratitudine, il re lo elevò al rango di maresciallo di Francia, massima carica militare del regno. Il 8 settembre, partecipò al fallito assalto di Parigi al fianco di Giovanna d’Arco, restando con lei per tutto il giorno fino al momento in cui fu ferita. Poco dopo, la campagna si concluse e l’esercito fu congedato.
Declino politico e isolamento
Nel dicembre 1430, mentre Giovanna d’Arco era prigioniera a Rouen, Gilles fu presente a Louviers, città nei pressi, in un contesto militare ambiguo. Alcuni storici hanno ipotizzato un tentativo di liberazione, ma nessuna fonte lo conferma. Nel frattempo, Jean de Craon, suo nonno e principale sostenitore, morì nel novembre 1432. La caduta di La Trémoille nel 1433 — suo alleato politico — segnò l’inizio dell’isolamento di Gilles. I nuovi consiglieri del re, ostili a La Trémoille, acquisirono potere, e tra questi vi erano nemici dichiarati del barone di Rais, come Jean de Bueil.
La posizione di Gilles divenne sempre più precaria, poiché era circondato da alleati della nuova fazione di corte, che lo consideravano un residuo della vecchia guardia. In agosto, non contrastò l’invasione di Grancey da parte del duca di Borgogna, sollevando critiche gravi. Carlo VII lo convocò, minacciando di revocargli il titolo di maresciallo, e di fatto lo sostituì con André de Lohéac. Nel 1435, secondo fonti posteriori, La Trémoille avrebbe dichiarato con cinismo di aver favorito la rovina morale del suo protetto: «Era buono solo per essere corrotto».
La rovina: scomunica e sospetto

Il 2 luglio 1435, su richiesta della sua famiglia, Carlo VII dichiarò l’interdetto contro Gilles, allontanandolo dalla corte. Questo atto segnò l’inizio ufficiale del suo declino. Tagliato fuori dal potere, senza protettori e fortemente indebitato, Gilles de Rais cadde in una spirale personale e spirituale che lo avrebbe condotto alla tragedia.
Le informazioni relative alla rovina economica di Gilles de Rais provengono principalmente da un memoriale redatto intorno al 1461-1462 dai suoi eredi, circa trent’anni dopo la sua morte.
Gli storici medievalisti sono divisi sulla attendibilità di questo memoriale. Jacques Heers ne minimizza l’importanza, ritenendolo un atto d’accusa tendenzioso, redatto con l’intento di inficiare la validità delle vendite di proprietà fondiarie compiute da Gilles, presentato come un dissipatore irresponsabile.
Violenza sacrilega e accuse di stregoneria
Nel 1434, Gilles de Rais vendette la castellania di Saint-Étienne-de-Mer-Morte al tesoriere del duca di Bretagna, Geoffroy Le Ferron, che ne affidò l’amministrazione al fratello, il chierico Jean Le Ferron. Tuttavia, Gilles cercò di rientrare in possesso del castello e, al rifiuto di Le Ferron, reagì con brutalità. Il 15 o 16 maggio 1440, Gilles fece irruzione armata nella chiesa parrocchiale di Saint-Étienne, interruppe la messa e minacciò il celebrante Le Ferron con un’arma da guerra. Quest’ultimo, impaurito, fu condotto al castello e imprigionato. Altri ufficiali ducali subirono lo stesso destino. Questo gesto costituì una duplice offesa, tanto sacrilega (violazione della chiesa e del culto) quanto politica, poiché colpiva direttamente i rappresentanti del duca Giovanni V e del suo potente cancelliere, il vescovo Jean de Malestroit, figura di prim’ordine nel governo bretone.
Il duca Giovanni V reagì imponendo a Gilles la restituzione del castello e minacciando una multa di 50.000 scudi d’oro. Il barone trasferì allora i suoi prigionieri a Tiffauges, fuori dalla giurisdizione bretone. L’autorità ecclesiastica avviò una inquisitio infamiae. Il vescovo Malestroit effettuò una visita pastorale nella diocesi di Nantes e nella parrocchia di Notre-Dame, vicino alle proprietà di Gilles, per verificare le voci sempre più insistenti su misteriose scomparse di bambini. Il 29 luglio 1440, Malestroit pubblicò i risultati. La pubblica voce accusava Gilles di violenza carnale e omicidio su minori, di invocazioni demoniache e di eresia. Parallelamente, anche la giustizia secolare avviò un’inchiesta simile.
Arresto e incriminazione
Il 14 settembre, Gilles fu formalmente convocato al processo ecclesiastico, e il 15 settembre fu arrestato. Furono arrestati anche diversi suoi complici, tra cui due donne accusate di procacciare bambini per il barone. Altri complici riuscirono a fuggire.
Gilles fu incarcerato nel castello di Nantes, in attesa del processo che avrebbe rivelato una delle pagine più oscure del Medioevo francese.
Il processo a Gilles de Rais: eresia e infanticidio

Gilles de Rais fu convocato davanti a due distinte giurisdizioni: la corte secolare di Nantes e il tribunale ecclesiastico. Il 18 settembre cominciarono però le audizioni dei genitori di bambini scomparsi, che fornirono elementi cruciali contro di lui. Il 19 settembre, Gilles de Rais apparve per la prima volta anche davanti al tribunale ecclesiastico, assistito dal vicario dell’Inquisitore di Francia, il domenicano Jean Blouyn. Questo conferì alla causa il carattere formale di processo inquisitoriale, benché l’Inquisizione fosse all’epoca scarsamente attiva in Bretagna.
Il crimine di Gilles, infatti, era interpretato come una lesa maestà doppia: contro Dio (attraverso l’eresia e i delitti innominabili) e contro il duca (attraverso l’usurpazione di potere e violenza sui suoi ufficiali). Il 28 settembre, dieci testimoni furono ascoltati, riportando episodi raccapriccianti come l’affermazione secondo cui “a Machecoul si mangiano i bambini”, già circolante prima della condanna.
Testimonianze e accuse
Le deposizioni raccolte riguardavano sparizioni nelle vicinanze delle residenze di Rais, ma senza prove dirette, e le accuse esplicite verso l’imputato e i suoi collaboratori. Queste accuse citavano i nomi di minori scomparsi dopo essere stati assunti come servitori. Gli inquirenti stimarono in 40 i minori scomparsi associati al caso, di cui 23 direttamente legati a Gilles de Rais, al quale attribuirono 49 articoli d’accusa. Questi potevano essere riassunti in eresia e patti col demonio, sodomia e atti contro natura e ribellione all’autorità legittima.
Gilles accusò i giudici di simonia e corruzione e tentò di ricusarli, ma essi respinsero la sua richiesta e lo scomunicarono per aver rifiutato di prestare giuramento. Il 15 ottobre 1440 avvenne il colpo di scena. Durante l’udienza, Gilles riconobbe la legittimità dei suoi giudici, confessò i crimini di cui era accusato e chiese in lacrime perdono all’assemblea ecclesiastica.
La condanna e la morte di Gilles de Rais
Il 25 ottobre 1440, nella sala superiore del castello della Tour Neuve di Nantes, la corte ecclesiastica pronunciò la sentenza contro Gilles de Rais, presente all’udienza. Più tardi, lo stesso giorno, fu condotto al castello del Bouffay per ascoltare anche la sentenza del tribunale secolare. La corte religiosa lo dichiarò colpevole di apostasia, invocazioni demoniache e crimini contro natura, in particolare atti sodomitici con bambini di entrambi i sessi. La condanna ecclesiastica attribuiva al maresciallo il massacro di almeno 140 bambini, mentre la giustizia secolare si limitava a parlare dell’uccisione di “numerosi fanciulli”, senza quantificazione precisa.
Gilles de Rais ebbe la condanna a morte mediante impiccagione e successiva combustione del corpo. L’esecuzione avvenne il 26 ottobre 1440, in un prato denominato “prairie de Biesse”, di fronte alla città di Nantes. Gli addetti ritirarono il corpo di Gilles prima che le fiamme lo consumassero completamente. Lo seppellirono presso la chiesa di Notre-Dame des Carmes, che la Rivoluzione francese distrusse; con ogni probabilità, i resti finirono gettati nella Loira. In ricordo dell’esecuzione comparve un monumento, noto come “Notre-Dame-de-Crée-Lait”. Divenne luogo di pellegrinaggio per donne incinte, in cerca di protezione materna contro i pericoli della nascita e della morte infantile. Oggi i resti del monumento sono conservati nel museo archeologico di Nantes.
Dal mostro medievale al prototipo del serial killer: la reinvenzione moderna di Gilles de Rais
Nel corso del XIX secolo, alcuni autori descrissero Gilles de Rais come un “vampiro”, intendendolo in senso lato come necrofilo, seguendo una sensibilità culturale incline al macabro, al sensazionalismo e alla fascinazione per la devianza sessuale.
La studiosa Amandine Malivin sottolinea come il termine “vampiro” oscurasse quello più preciso di “necrofilo”, in un contesto segnato dalla letteratura gotica e dalle cronache sanguinarie.
Tra il 1870 e il 1900, lo sviluppo della psicopatologia sessuale diede luogo a una fiorente produzione editoriale volta a classificare clinicamente le “perversioni”, criminali o meno. In questo clima, il celebre psichiatra Richard von Krafft-Ebing incluse Gilles de Rais nel suo trattato Psychopathia Sexualis (1886), nel capitolo dedicato al sadismo, contribuendo a riformulare la sua figura come archetipo del criminale perverso.
Dalla patologia alla categoria del “serial killer”
Alla fine dell’Ottocento, criminologi come Alexandre Lacassagne elaborarono le prime tipologie di sadici recidivi, in cui Gilles de Rais divenne simile a Jack lo Squartatore e Joseph Vacher nelle interpretazioni. In quest’ottica, il maresciallo di Francia fu retrospettivamente classificato come criminale degenerato, emblema di una nobiltà medievale corrotta, logorata dai vizi e dalle influenze esotiche di crociate e invasioni nordiche.
Approcci forensi e profili psicologici
Nel XX secolo, alcuni studiosi cercarono di tracciare un profilo psicologico retrospettivo di Gilles de Rais utilizzando modelli moderni, compresi quelli dell’FBI e della psichiatria forense. Il medievista Matei Cazacu, ad esempio, notò nel barone caratteristiche compatibili con i serial killer contemporanei: età dell’esordio, predilezione per un tipo di vittime (ragazzi), ritualizzazione degli omicidi. E ancora godimento sadico, manipolazione dei corpi, necrofilia.
La leggenda di Barbablù

Nel tempo, Gilles de Rais fu progressivamente assimilato alla figura fiabesca di Barbablù, l’assassino seriale di mogli protagonista del celebre racconto di Charles Perrault. Anche se l’opera letteraria precede l’associazione con de Rais, dal XIX secolo in poi, racconti popolari, folklore locale e animazioni turistiche confusero il personaggio storico con il protagonista fiabesco, fino a identificare il barone con il marito crudele dalle stanze proibite.
La presenza di castelli in rovina, antiche dimore di Gilles de Rais, favorì questa sovrapposizione, trasformandoli in luoghi di memoria materiale e catalizzando la trasmissione popolare del mito. Secondo Matei Cazacu, ciò riflette anche una rimozione collettiva del tema dell’infanzia violata, più difficile da tramandare rispetto alla narrazione di un uxoricida leggendario.





